Archivio per la categoria ‘second life’

Riflettevo oggi a proposito della cattiveria. Il tema è universale, e, sebbene lo spunto mi sia venuto da fatti e persone attraverso gli avatar, non vedo molta differenza nell’essenza della perfidia manifestata in un mondo virtuale o in uno reale.

Si può trattare di quella forma blanda di vendetta, di rivalsa, o… vattelappesca che cosa sia, che è il dispetto, oppure la volontà consapevole di ferire qualcuno per vederlo soffrire; in ogni caso ci s’ingegna per creare ostacoli, e con uno sgambetto malevolo, fare andare a gambe all’aria la sventurata vittima.

Il caso che mi ha spinto a questa breve puntualizzazione, è decisamente da manuale. Intanto perché si tratta di donne, e poi perché c’è di mezzo l’invidia. Mi sono sempre chiesta se io sia invidiosa. Quando vedo certe persone mi capita di pensare “anche io vorrei essere… avere… fare…” Quindi direi che sono invidiosa. Però è un’invidia aggiuntiva diciamo, mai sottrattiva. Non desidero che la persona che io invidio non possegga, non sia, non faccia…

Per questo non mi ritrovo nel percorso mentale di chi, viceversa, agisce non per sé ma contro gli altri. Credo che sia soprattutto una questione di pigrizia la mia. Le persone che tramano, organizzano, usano le loro energie “contro”, invece che “per” devono fare il doppio di fatica, io credo.

E poi, mettiamo che mi stia antipatico qualcuno, io faccio in modo di averci a che fare meno possibile. Lo evito, lo circumnavigo, lo oltrepasso. Ma se invece sto a scervellarmi su come posso danneggiarlo, va a finire che passo il mio tempo a pensarci come un innamorato fresco di giornata.

Per concludere, credo che la cattiveria, o comunque l’agire a fin di male, non sia segno di grande intelligenza. Si innestano reazioni a catena fastidiose, che prima o poi ci piombano addosso. Con questo non voglio dire che sia meglio essere buoni: è meglio essere giusti. Ragionevolmente realisti e giusti. Con un “quanto basta” di cinismo che ci metta al sicuro anche dalle aggressioni degli adulatori.

Epilogo

Pubblicato: 29 settembre 2010 in donne insopportabili, palle, second life, virtualità

Seguendo la moda di esternare in pubblico dichiarazioni e videomessaggi, escludendo di registrare filmini con la webcam, vorrei aggiornare il mio numeroso pubblico (quei due o tre inspiegabilmente affezionati) circa la vicenda di stalking che mi ha visto vittima (per così dire).

In breve, è terminata con una gradita lettera di scuse.

Credo sia stata la risoluzione più veloce del west, e di questo ne sono grata alla persona che (forse perché donna) ha provveduto a chiudere la questione in modo elegante e definitivo.

Da questo momento quindi i commenti non sono più in moderazione e chiunque potrà insultarmi di nuovo.

Siccome al giorno d’oggi un po’ di stalking non si nega a nessuno, se dovessero comparire commenti ingiuriosi e sgrammaticati, sia noto che sono dettati dalla psicolabilità e dalla scarsa conoscenza linguistica di una persona che tanto bene non sta. Dedico un minuto di raccoglimento in memoria al senso della realtà, ormai defunto.

(Cercasi bravo hacker per rendere la pariglia).

Scripta volant

Pubblicato: 9 settembre 2010 in second life, virtualità

Mi capita di comunicare con sconosciuti tramite parole scritte. Generalmente uso un linguaggio colloquiale, un po’ buttato lì, senza far troppo caso ai refusi dovuti alle mie scarse capacità dattilografiche. Confido nella capacità di intendere dell’interlocutore, anche perché spesso comunico in lingua inglese e allora si fa quel che si può: l’importante è capirsi.

Ultimamente però scrivo prevalentemente in italiano. Lingua che ho scoperto essere conosciuta dai più in modo approssimativo e parziale. E non mi riferisco all’uso dei verbi, ma all’ortografia da scuola elementare. Il verbo avere con l’acca messa a casaccio (lui a, loro anno, vado ha casa), la enne usata al posto della emme (in portante – così staccato), gli apostrofi e gli accenti distribuiti generosamente e con le direzioni sbagliate (un’altro, perchè). Io, che sono tignosa e rompipalle, li correggo e li elimino dalle mie frequentazioni virtuali.

Ma anche nel campo lessicale ho avuto delle sorprese. Ho usato la parola “pinguedine” a proposito di un personaggio tendente alla ciccia, e mi è stato chiesto “perché? fa il pinguino, che vuol dire?”. Io un po’ mi ci diverto, lo ammetto, ma non è che vada a cercare le parole difficili apposta. Casco dal pero quando scopro che l’espressione “occhi bistrati” è sconosciuta al popolo e mi tocca spiegare cosa sia il bistro.

A me le parole piacciono, son sempre piaciute. I miei vocabolari preferiti sono quello dei sinonimi e dei contrari e il vocabolario etimologico, li trovo appassionanti e divertenti. Difficile spiegare il perché a chi non legge altro che le istruzioni del telefonino (cit.).

Mi sento agguerrita, vado ad aggredire un po’ di gente a colpi di toponomastica e di liste di proscrizione.

C’è posta per me

Pubblicato: 13 ottobre 2009 in blog, facebbok, second life, virtualità

Ho ricevuto un messaggio da una persona gentile che chiede notizie di me e del blog, così ormai desolatamente trascurato. E siccome sono gentile anch’io ho risposto, ma l’invio non è andato a buon fine. Per questo pubblico qui la mia risposta sperando che venga letta dalla persona gentile.

Caro/a amico/a (pare la lettera agli elettori),
sono davvero commossa e lusingata. Il blog è diventato una – piccola – spina nel fianco; ho tanta voglia di scrivere, ma quando mi trovo di fronte alla pagina bianca, invece che dall’ironia, vengo sopraffatta da sentimenti più truci e deprimenti. E allora rinuncio. Il mio amico Stefano mi ha suggerito di aprirne un altro: “Sarca-stica…”.

In parte la colpa è dei miei nuovi balocchi che si chiamano Facebook e Second Life, dove da un anno ho intrapreso una fulgida carriera di manager musicale (lo so che sembro pazza, ma ti assicuro che non lo sono).
Inoltre sono stanca, ma non del blog, di tutto il resto.

Il blog non chiude comunque, potrei riprendere in qualsiasi momento. Ti saluto con affetto e ti ringrazio per la gradita quanto inaspettata email (ma email è maschile o femminile?).

Ciao
Ironica (Alessandra)

Ho latitato, ma da quando sono disoccupata ho troppe cose da fare e poco tempo per raccontare.

Ieri sera ho compilato il questionario online per l’ingresso negli Stati Uniti d’America. Perché mercoledi io prendo il volo verso il Nuovo Mondo e quindi ho dichiarato di non avere compiuto crimini nazisti e di non avere intenzione di rapire minori. In fondo gli americani sono ingenui, basta che gli dici che non sei un terrorista e loro ci credono.

Nel frattempo ho fatto carriera in Second Life e ora sono una manager musicale. Lo so che fa ridere, ridete pure.

Ora devo controllare la lista delle cose da fare e delle cose da portare. Se mi riesce terrò un diario del viaggio in tempo abbastanza reale, mi porto il portatile (nomen omen) e prenderò appunti.

Speriamo bene. Non volo con Alitalia, ma speriamo bene lo stesso.

Ho rimandato questo momento di giorno in giorno, di settimana in settimana. E ormai sono più di sei mesi.

Ho una seconda vita. L’ho accennato qua e là, ma volontariamente ho tralasciato la gravità della cosa. Ci passo le ore. Tutti i giorni. Mi compro i vestiti, mi cambio i capelli, mi allungo, mi allargo, sculetto e civetto.

Frequento i night club a tutte le ore, passo da un concerto all’altro, ballo con sconosciuti spesso stranieri. L’altro giorno ho rivisto lo sketch di Corrado Guzzanti, sull’aborigeno australiano. Quello mi manca. Ma ho incontrato una nativa americana Navajo, un ex marinaio in pensione di 76 anni dell’Idaho, un addestratore di cani canadese. Ho una buona parola per tutti. Il mio inglese sta facendo passi da gigante. Lo scrivo fluidamente con un accento del centro sud degli States.

Ai giochi di ruolo ho già accennato. Di altro ometto.

Questa è la verità. Ma poi mi passa.

Lasciatemi divertire.

Dice, ma che fai? Ho preso coscienza che il precariato è una condizione da me indissolubile.

Se qualcuno m’immagina dolente e tremebonda, ha ragione. Ma non solo.

Recentemente sono passata dal lato oscuro della Forza. Mi pareva doveroso avvertire tutti.

P.S. Sì, è proprio quello che sembra.

Second life

Pubblicato: 16 gennaio 2008 in illusioni, second life, virtualità

Finalmente ieri sera, grazie alla potenza del nuovo pc, sono entrata in Second Life.

Che è una delle scemenze più colossali degli ultimi secoli. Ma questo è solo un mio parere, e poi ho visto troppo poco per emettere un giudizio ponderato e motivato. Quindi ribadisco che, di primo acchito, Second Life è noioso, inutile e, cosa peggiore di tutte, mi ha fatto sentire stupidissima. Intendiamoci, la faccenda è anche interessante, entro i limiti dell’interesse che si può avere per le migliori attività che fanno perdere il tempo. Devo dire che il primo impatto è inquietante, e sembra di essere in un manicomio. Ci sono questi omarini che si muovono in modo scomposto, fanno cose strane, sono mostruosi e vanno e vengono chissà dove e chissà perché.

Mi sono creata un avatar col culo grosso e i capelli viola, perché volevo che mi somigliasse in qualcosa. Si chiama Alexandra Shepherd, perché il cognome si può solo scegliere da un elenco e così ho voluto onorare un paio di personaggi dei telefilm. All’inizio non sapevo nemmeno come fare a camminare, poi ho imparato a volare e a sedermi. Volando sono arrivata in una specie di discoteca dove uno stava dicendo di essere un travestito anche nella vita reale ed elencava gli abiti da donna che possiede. Non so perché, ma mi sono sentita fuori luogo e ho ripreso il volo. Sono finita in un locale all’aperto, con le palme e gente che chiacchierava seduta intorno ai tavolini. Un tizio mi ha chiesto di ballare il tango con lui e poi mi ha chiesto se volessi fare del sesso. Siccome ancora non sono sicura che il mio avatar sia fornito dell’apposito apparato, ho preferito declinare l’invito, per non fare brutte figure.

Ho anche incontrato degli italiani, un uomo in smoking e un paio di donne, una con uno strepitoso vestito rosso. Mi hanno detto che loro ci passano le nottate lì. E si divertono pure. Non è che non ci creda, ma ho qualche dubbio che mi ci possa divertire anche io.

Dopo pochi minuti, per niente interessata alla conversazione, ho augurato a tutti la buonanotte e sono letteralmente sparita.

Nella foto, eccomi mentre mi sto cambiando d’abito, in volo sull’oceano.