Ironica non abita più qui

Pubblicato: 14 gennaio 2012 in blog
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Questo è il mio vecchio blog, serve da archivio e non verrà aggiornato. Provvederò solo a sistemare titoli, immagini e testi in disordine.

Per leggere le mie pensate attuali bisogna cliccare QUI.

Non ho la più pallida idea del perché qualcuno potrebbe essere interessato, però ora c'è questo nuovo blog.
E' più fornito di ammennicoli, ci sono più template da provare, e poi avevo voglia di qualcosa di nuovo. Siccome non posso farmi il lifting, ho deciso di aprire un account su wordpress. Costa meno e, nel peggiore dei casi, fa dormire senza anestesia.

Ci saranno riferimenti a cose brutte tipo facebook e second life, e non dite che non vi avevo avvertito. (Ma voi chi? Parlo da sola e mi dirigo mestamente verso il declino).

Jersey Shore

Pubblicato: 27 gennaio 2011 in america, gli ammerecani so forti, televisione

Il mondo ci ride dietro (e davanti), siamo inondati dal basso linguaggio di personaggi di basso lignaggio. I vertici della nostra politica sono appiattivi verso il basso, che più in basso (forse) non si può. L’ignoranza impazza, la volgarità dilaga. Siamo allo sberleffo, allo sghignazzo, allo sfascio morale.

Conciosiacosaché si teme per l’immagine degli italiani che viene sdoganata da una specie di telefilm di seconda categoria. Associazioni di italo-americani si sono inalberate indignate per come vengono rappresentati, grezzi, caciaroni, volgari e ignoranti.

Si preoccupano per un filmetto. Qualcuno li avverta di smettere di guardarlo. E di stare alla larga da qualsiasi notiziario, o si renderanno conto che la realtà in madre patria è molto peggiore della fiction.

De senectute

Pubblicato: 22 gennaio 2011 in casa, cinema, compleanno, famiglia

Sono successe diverse cose dall’inizio dell’anno. O forse dovrei dire alcune cose, perché tanto diverse non sono.

Non sono mai stata troppo preoccupata per la mia salute, e – fino a un certo punto – nemmeno per la salute degli altri. Poi lentamente ma inesorabilmente ho deviato verso una generica apprensione fino a una patetica ipocondria da mezza età.

Nel giro di due settimane mi sono ritrovata in due pronto soccorsi, in Emilia e in Toscana, verificando come le procedure siano abbastanza standardizzate nelle due regioni limitrofe. Ma non era un’ispezione, essendo la prima volta io la bisognosa di attenzioni mediche, e la seconda la mia genitrice che – non si sa come – è riuscita a cadere da ferma in casa, fratturandosi un capitello radiale. Che detta così sembra che io per madre abbia una colonna in stile dorico, o ionico. Certamente non corinzio, che a noi certi svolazzi non sono mai piaciuti.

E tra gastrite, influenza, gesso e le solite vecchie patologie pregresse, il mucchio di scatole di medicine in cucina è diventato ormai una montagnola.
Il mio nuovo decennio è iniziato depresso, e l’idea di arricchirmi culturalmente affrontando finalmente l’opera omnia di Ingmar Bergman si è rivelata la peggiore che potessi avere.

Vedere “Persona” e poi a ruota “Sussurri e grida” nelle mie condizioni, lo considero un tentativo di suicidio. Ma i film sono bellissimi.

Riflettevo oggi a proposito della cattiveria. Il tema è universale, e, sebbene lo spunto mi sia venuto da fatti e persone attraverso gli avatar, non vedo molta differenza nell’essenza della perfidia manifestata in un mondo virtuale o in uno reale.

Si può trattare di quella forma blanda di vendetta, di rivalsa, o… vattelappesca che cosa sia, che è il dispetto, oppure la volontà consapevole di ferire qualcuno per vederlo soffrire; in ogni caso ci s’ingegna per creare ostacoli, e con uno sgambetto malevolo, fare andare a gambe all’aria la sventurata vittima.

Il caso che mi ha spinto a questa breve puntualizzazione, è decisamente da manuale. Intanto perché si tratta di donne, e poi perché c’è di mezzo l’invidia. Mi sono sempre chiesta se io sia invidiosa. Quando vedo certe persone mi capita di pensare “anche io vorrei essere… avere… fare…” Quindi direi che sono invidiosa. Però è un’invidia aggiuntiva diciamo, mai sottrattiva. Non desidero che la persona che io invidio non possegga, non sia, non faccia…

Per questo non mi ritrovo nel percorso mentale di chi, viceversa, agisce non per sé ma contro gli altri. Credo che sia soprattutto una questione di pigrizia la mia. Le persone che tramano, organizzano, usano le loro energie “contro”, invece che “per” devono fare il doppio di fatica, io credo.

E poi, mettiamo che mi stia antipatico qualcuno, io faccio in modo di averci a che fare meno possibile. Lo evito, lo circumnavigo, lo oltrepasso. Ma se invece sto a scervellarmi su come posso danneggiarlo, va a finire che passo il mio tempo a pensarci come un innamorato fresco di giornata.

Per concludere, credo che la cattiveria, o comunque l’agire a fin di male, non sia segno di grande intelligenza. Si innestano reazioni a catena fastidiose, che prima o poi ci piombano addosso. Con questo non voglio dire che sia meglio essere buoni: è meglio essere giusti. Ragionevolmente realisti e giusti. Con un “quanto basta” di cinismo che ci metta al sicuro anche dalle aggressioni degli adulatori.

Focosi all’addiaccio

Pubblicato: 20 dicembre 2010 in facebook, firenze, natale, neve, notizie ansa, renzi

Stiamo uscendo dallo stato di emergenza. Ma non si riesce ad uscire da uno stato di straordinaria eccitazione che in questi giorni ha colpito i cittadini di Firenze.

Dopo tre giorni di post su Facebook nella bacheca di Renzi, posso affermare con sicurezza che amministrare un popolo così querulo e polemico dev’essere impossibile. Cosa io pensi del sindaco l’ho esposto in precedenza, non sono una sua fan e non ho nessuna benevolenza preventiva nei suoi confronti.

Però avere a che fare con questa massa preoccupata soltanto delle proprie esigenze, minimamente disposta ad adattarsi a uno stato fuori dall’ordinario”, dev’essere un lavoro assolutamente ingrato.

Le punte comiche hanno raggiunto vette sublimi. Quello che sbraitava per essere rimasto bloccato nonostante avesse le catene in macchina – da rilevare il dettaglio che se le avesse messe sulle ruote forse sarebbe stato meglio, ma lui non lo sapeva fare… Decine e decine di richieste per tenere le scuole chiuse lunedì, e poi, una volta firmata l’ordinanza, decine di lamentele perché “devo andare a lavorare e non so dove lasciare i figlioli”.

Quando finalmente qualcuno ha iniziato ad annunciare l’arrivo degli spazzaneve, si sono innalzati i cori di “è troppo tardi, li hanno mandati solo dopo che li abbiamo chiesti per 48 ore!”. E posso testimoniare che per 48 ore c’è stata gente che ha scritto sempre le stesse cose con una perseveranza maniacale (e spesso sgrammaticata) richiedendo inteventi personalizzati e personali. Secondo loro il sindaco in persona avrebbe dovuto spalargli la neve davanti a casa.

Mi chiedo dove sia finito il famoso spirito fiorentino, ne ho visto ben poco in giro in questi giorni. Ho notato al contrario molto egoismo e un preoccupante pressapochismo. Esattamente quello che di cui accusano Renzi.
Direi che abbiamo il sindaco giusto allora.

30 centimetri

Pubblicato: 18 dicembre 2010 in facebook, firenze, natale, neve, notizie ansa, renzi

L’emergenza è regionale, i disagi sono cittadini e la mia famiglia continua ad essere forzatamente disgregata.
Come a Berlino prima del 1989, un muro di ben 30 cm separa le famiglie e impedisce il raggiungimento dei focolari domestici a sfortunati viandanti colti dalla bufera.

E non sono le dacie della steppa ad attendere i dispersi, ma appartamenti occidentali sui lungarni.ilmio motorino sotto la neve

Mi ricorda tanto le sette spose lontane dai sette fratelli, costrette ad attendere il disgelo per coronare il loro sogno d’amore. E nel frattempo intrecciano danze, mentre i promessi sposi tagliano i tronchi a tempo di musica. Un classico del Natale televisivo con “Operazione sottoveste” e una qualsiasi delle innumerevoli versioni del “Canto di Natale” di Dickens.

Ma oltre la visione letteraria c’è la realtà di una città ancora congelata. Rari i mezzi pubblici, le auto spesso non adeguatamente attrezzate, il popolo in stato di sovraeccitazione.

Quel che penso del nostro sindaco l’ho dichiarato in precedenza. Ma le accuse e gli insulti che arrivano a Renzi in queste ore sono sinceramente spropositate. Tutti che sbraitano del sale, senza manco sapere che con la nevicata che Il giorno dopo la nevicata. Sui lungarni.c’è stata, ci potevi buttare pure il pepe senza evitare che attaccasse. Per quanto riguarda gli spazzaneve non ho idea di come siamo messi. Mica siamo a Bolzano.

In rete al sindaco Renzi, così affezionato a Internet, vengono posti problemi individuali. Il mi’ cognato è bloccato all’Indiano da 3 ore! Come fo ad andare a trovare la mi’ nonna che l’hanno operata ieri? La mi’ fidanzata deve restare a dormire in ufficio! Chi la spala la neve di fronte a’ i’ mi’ uscio?

E così via.

E ora chi può se ne dovrebbe restare a casa. A lamentarsi su facebook, scrivendo facili vaticini di ghiacciate e scivolate. Confidando in un rapido ritorno alla normalità, mi metto i calzini di lana e ammiro dalla finestra i rami degli alberi luccicanti.

Italianucci

Pubblicato: 14 dicembre 2010 in berlusconi

Devo confessare che quello che sta succedendo in Italia non mi stupisce. La politica è lo specchio degli italiani, è con loro che dobbiamo indignarci. Con il vuoto spinto che alberga nelle teste, con la cattiva coscienza di chi in fondo si venderebbe per molto meno di un mutuo estinto.

Sono piuttosto demoralizzata ma non sorpresa. Se torneremo alle elezioni vincerà ancora lui, perché per il popolino è un modello.

Quindi, profondamente disgustata, e data l’età (la mia) affermo la mia volontà di ritirarmi in una Casa Protetta per Anziani. In Lapponia, per esempio, per conservarmi meglio.

Super Giovane

Pubblicato: 12 novembre 2010 in facebook, firenze, giovani, renzi, televisione, uomini

Abito nella città del sindaco più famoso d’Italia: il rottamatore di anziani. Anche io l’ho votato, più per l’improponibilità dell’alternativa che per convinzione. Di cose ne ha fatte qui in città, per esempio ha buttato giù (non personalmente) la discussissima pensilina della Stazione che tanto bella a vedersi non era.

Il SuperGiovane è un utente assiduo di facebook, dove comunica direttamente con la popolazione. Funziona così, lui tutti i giorni scrive dei suoi impegni, inaugurazioni, convegni e cantieri, poi espone le sue riflessioni sui grandi temi della politica e della gestione della città e puntualmente ci sono tre categorie di commentatori.
1. quelli che vivono in altre città e gli chiedono di andare a fare il sindaco da loro; 2. i fiorentini che rispondono “no, è nostro e ce lo teniamo, bravo Matteo” 3. i fiorentini più pragmatici che non si lasciano incantare “sì bravo Matteo ma le buche in via (…) quando tu le fai ripienare? qui si rischia tutti i giorni di battere le boccate!”. Meno significative sono le voci contrarie, che si perdono tra le ovazioni virtuali.

Raramente lascio qualche commento anche io, con uno dei miei numerosi (due) profili, e sono sempre piuttosto critica.

Per esempio quando recentemente, tutto contento, ha esaltato una grande innovazione culturale (e sottolineo culturale) per la città: la prossima apertura dell’Hard Rock Cafè nel centro storico. Mi vien da ridere; se questo rappresenta la cultura dei giovani (ovvio) direi che son contenta di non farne più parte. Anche io mi sono comprata la maglietta con pesciolino disegnato da Bono nel negozio di Barcellona, ma pensare che qui prenderà il posto di uno dei più antichi cinema della città, mi fa venire solo tristezza. Insieme ai distributori di benzina spariscono anche i cinema, spostano tutto in periferia così si deve per forza prendere la macchina consumando benzina. Il cerchio si chiude.

La realtà è che questo giovane, con i giovani e per i giovani, benché ne condivida molti punti di vista, non mi è un granché simpatico. E’ saccente, petulante e onnipresente. Condivide il piccolo schermo con l’orrido circo intorno ai parenti più serpenti d’Italia, dichiara, dice e pontifica. Balla anche. Sempre con quella faccina supponente da fiorentino.

Speriamo bene.

Nel frattempo, Matteo, ripienaci le buche.

Per giorni, settimane e mesi ci siamo sorbiti dibattiti su Facebook e i terribili pericoli della rete. Si sentiva odore di zolfo soltanto a citare internet.

Ora esigo che tutti quei sociologi, psichiatri (il mio ex-amato Crepet in testa), criminologi e blablabla che hanno tanto parlato a vanvera, sottoscrivano una campagna per l’abolizione degli zii.

Epilogo

Pubblicato: 29 settembre 2010 in donne insopportabili, palle, second life, virtualità

Seguendo la moda di esternare in pubblico dichiarazioni e videomessaggi, escludendo di registrare filmini con la webcam, vorrei aggiornare il mio numeroso pubblico (quei due o tre inspiegabilmente affezionati) circa la vicenda di stalking che mi ha visto vittima (per così dire).

In breve, è terminata con una gradita lettera di scuse.

Credo sia stata la risoluzione più veloce del west, e di questo ne sono grata alla persona che (forse perché donna) ha provveduto a chiudere la questione in modo elegante e definitivo.

Da questo momento quindi i commenti non sono più in moderazione e chiunque potrà insultarmi di nuovo.

Pugno di gommapiuma

Pubblicato: 22 settembre 2010 in donne insopportabili, famiglia, giovani

Mi è capitato recentemente di incontrare una mia coetanea che non vedevo da molto tempo. E’ dotata di figlia diciannovenne e la conversazione si è focalizzata sull’educazione della rampolla.

Nella mia famiglia erano particolarmente severi e quindi i miei parametri di confronto non sono applicabili, però sono rimasta allibita dalla facilità con cui alla ragazza vengono concessi beni e risorse. Al compimento dei 18 anni le è stata regalata una famosa automobile piccola ma costosa, per poter uscire a proprio agio per feste e sollazzi vari. Ma siccome, che diamine, bisogna educarli con ferrea risolutezza, le è stato imposto il modello (cabrio, così fa le veci anche del motorino) e il colore. Così capisce chi è che comanda, perbacco!

Quando ha dovuto affrontare i primi (o secondi) turbamenti d’amor e si è lasciata col ragazzo, invece di ignorare un evento francamente comune e molto personale, per consolarla, è stata mandata – spesata e prenotata – in viaggio in una capitale europea famosa per i canali e le canne (e non si parla di pesca).

Qualsiasi procedura di tipo burocratico (dall’iscrizione all’università all’appuntamento col parrucchiere) le viene sbrigata dai genitori, perché la meschina non ne ha voglia.

Ora, siccome i figli rappresentano il futuro di tutti, anche di chi i figli non ce li ha, io dichiaro che contribuisco volentieri all’assistenza alla maternità, agli asili, a tutti servizi dedicati alla famiglia, a condizione di avere la possibilità di scegliere a chi dare il mio sostegno. Non voglio contribuire alla crescita di ragazzini pigri, ignoranti e viziati che pensano che tutto gli sia dovuto solo per il fatto di esistere.

Propongo la ritenuta sugli stipendi per la maternità mirata, una specie di adozione a distanza, così da poter controllare che razza di gente stanno allevando per il nostro futuro.

Siccome al giorno d’oggi un po’ di stalking non si nega a nessuno, se dovessero comparire commenti ingiuriosi e sgrammaticati, sia noto che sono dettati dalla psicolabilità e dalla scarsa conoscenza linguistica di una persona che tanto bene non sta. Dedico un minuto di raccoglimento in memoria al senso della realtà, ormai defunto.

(Cercasi bravo hacker per rendere la pariglia).

Scripta volant

Pubblicato: 9 settembre 2010 in second life, virtualità

Mi capita di comunicare con sconosciuti tramite parole scritte. Generalmente uso un linguaggio colloquiale, un po’ buttato lì, senza far troppo caso ai refusi dovuti alle mie scarse capacità dattilografiche. Confido nella capacità di intendere dell’interlocutore, anche perché spesso comunico in lingua inglese e allora si fa quel che si può: l’importante è capirsi.

Ultimamente però scrivo prevalentemente in italiano. Lingua che ho scoperto essere conosciuta dai più in modo approssimativo e parziale. E non mi riferisco all’uso dei verbi, ma all’ortografia da scuola elementare. Il verbo avere con l’acca messa a casaccio (lui a, loro anno, vado ha casa), la enne usata al posto della emme (in portante – così staccato), gli apostrofi e gli accenti distribuiti generosamente e con le direzioni sbagliate (un’altro, perchè). Io, che sono tignosa e rompipalle, li correggo e li elimino dalle mie frequentazioni virtuali.

Ma anche nel campo lessicale ho avuto delle sorprese. Ho usato la parola “pinguedine” a proposito di un personaggio tendente alla ciccia, e mi è stato chiesto “perché? fa il pinguino, che vuol dire?”. Io un po’ mi ci diverto, lo ammetto, ma non è che vada a cercare le parole difficili apposta. Casco dal pero quando scopro che l’espressione “occhi bistrati” è sconosciuta al popolo e mi tocca spiegare cosa sia il bistro.

A me le parole piacciono, son sempre piaciute. I miei vocabolari preferiti sono quello dei sinonimi e dei contrari e il vocabolario etimologico, li trovo appassionanti e divertenti. Difficile spiegare il perché a chi non legge altro che le istruzioni del telefonino (cit.).

Mi sento agguerrita, vado ad aggredire un po’ di gente a colpi di toponomastica e di liste di proscrizione.

Testata

Pubblicato: 24 agosto 2010 in evasioni, link

Dico sempre che se fossi ricca ricca mi piacerebbe passare parte del mio tempo seguendo i corsi di studio più disparati. Oggi ho provato i test di ammissione universitari delle aree Formazione, Educazione, Informazione. Ho risposto a tutte le 80 domande, affidandomi gioiosamente al caso quando la domanda mi era già ostica nella formulazione. Come questa che segue.

Quali tra queste non appartiene alle quattro fondamentali dimensioni della variazione sincronica della lingua italiana, vale a dire ai parametri extralinguistici con cui la variazione interna alla lingua e` correlata?
A Variazione diatonica (area geografica)
B Variazione diastratica (posizione sociale)
C Variazione diabetica (stato fisico e mentale del parlante)
D Variazione diafasica (situazione comunicativa e contestuale del parlante)
E Variazione diamesica (mezzo fisico-ambientale, canale usato)

Nonostante tutto ne ho azzeccate il 61%, ma non so se basterebbero per essere ammessi. Per la cronaca la risposta corretta è la C (quella del diabete) e io l’ho individuata con grande intuito, intelligenza e culo.

Nonostante la stanchezza ho voglia di fermare in poche righe la contentezza di essere tornata. Sono volutamente ambigua perché il ritorno è duplice ed egualmente ansiogeno.

Ero in un luogo dove la mia presenza ha di botto fatto crollare l’età media a 75 anni, direi. Si ha un bell’inventare trattamenti ecosostenibili di estetica naturale, le terme restano ancora un paese per vecchi. La vacanza estiva slitterà a data da destinarsi, ma io ho almeno dieci punti in più per il paradiso e quando sarò pronta la grande luce mi avvolgerà. L’ho visto nei telefilm, e non una volta sola, quindi è vero.

Sono tornata a casa, almeno per un po’, ed è in arrivo un autunno dove a fermentare non sarà solo il mosto.

TuscanyView
Nella foto: panorama da Pienza (SI). Che bei posti ci s’ha in Toscana.

Coming soon

Pubblicato: 16 agosto 2010 in blog, estate assassina, virtualità

Sono tornata a togliere le ragnatele.

Ho fatto una lettura molto drammatica ultimamente: il mio estratto conto. E’ per questo che mi sento molto vicina ai miei colleghi di sventura Kate Jackson, Laura Antonelli e Helmut Berger. Vorrei essere loro ancora più vicina, a portata di ceffone, per la precisione.

Ma la testa, a questa gente, è servita solo per farsi la messa in piega? Ammettiamo che siano stati raggirati da commercialisti disonesti (uno o due nel mondo lo saranno) e da amici profittatori. Evidentemente sono scappati col sacco pieno di soldi come la banda Bassotti, altrimenti se ne sarebbero accorti, no?

Ma voglio essere generosa e comprensiva, e anche coraggiosa. Sono disposta a sottopormi a un rischioso esperimento. Date a me un milione di euro e vediamo quanto riesco a resistere senza cadere in miseria.

Nel caso, non farò appello alla legge Bacchelli: lo prometto.

Tormenti

Pubblicato: 31 Maggio 2010 in america, estate assassina, lost, ricordi, televisione

Domani siamo in giugno un’altra volta. Era il mio mese preferito quando andavo a scuola, perché era il mega-sabato del villaggio, quandofiat lux! cominciavo a scalpitare in attesa delle vacanze e finalmente si passava agli abiti estivi con le mezze maniche. Eppure è anche legato ai peggiori momenti della mia vita, ma quelli brutti brutti, non le allergie o il sangue dal naso.

Non sono superstiziosa, ma anche il dr. Shephard era uomo di scienza e guarda com’è andata a finire: prima ha dovuto rimettere a posto il tappo dell’isola e poi è morto solo con il cane.

Non potevo fare a meno di parlarne, ho seguito per sei anni le inutili vicende di un gruppo di bellocci su un catino bucato. Però mi sono divertita: ho anche pianto.

Ho molta nostalgia di questo blog, di quando scrivevo ghignando allegramente. E oggi alla nostalgia si è aggiunto il rammarico di averlo abbandonato. E’ ancora così bellino, con la donnina vintage che sorride dall’header. Ma cosa posso scrivere di ironico ancora? Dovrei cambiare titolo, non più Ironica ma Sconcertata oppure Avvilita. Sarà che sto diventando una babbiona, ma mi ritrovo sempre più spesso a pensare come una babbiona. La gente è sempre più rimbambita, fa cose da pazzi e non solo per modo di dire. L’ultima l’ho letta oggi qui. Che qualcuno provveda a curarli, per favore.

Negli ultimi mesi ho continuato a informarmi, accrescendo il mio livello di sfiducia nel genere umano. A proposito di uomini. Il commissario Adamsberg è il mio recente amore letterario, e l’astronomo trombettista è apparso in un documentario del National Geographic. Io che continuo a guardare i telefilm e poi me ne ritrovo uno in casa…

La novità più importante riguarda quello che sto facendo ora. Fino allo scorso ottobre i post li scrivevo con Dreamweaver e poi incollavo il codice che si generava in automatico nella finestrella di Splinder.

Adesso sto scrivendo con lo stesso programma, però la differenza fondamentale è che uso la finestra superiore, quella del codice. Alla maggior parte questo dirà poco o nulla. Ma in pochi centimetri di spazio c’è molta della mia storia degli ultimi mesi.

Insomma, ho fatto un corso di web design, e quando vado a vedere il codice sorgente di una pagina web non fuggo inorridita. La mia passione sono i div, che obbedienti ai miei comandi si dispongono ordinati come soldatini. E ora devo imparare a essere un bravo generale. Ho finito il mio primo sito da poco, come esercitazione di fine corso, e un altro è in lavorazione con l’apporto sostanziale di un giovane collaboratore.

Sarebbe un bel lavoro da fare. Sarebbe un lavoro soprattutto. Una piccola iniezione di fiducia e un apporto costruttivo al mio conto.